Regina della
pasticceria campana, simbolo della Pasqua napoletana e non solo, la pastiera da
sempre accompagna la Settimana Santa con i suoi intensi
profumi e l’inconfondibile aroma.
L’origine della Pastiera è antichissima probabilmente legata ai culti pagani per celebrare l’arrivo della primavera, il suo mito sembra rifarsi addirittura alla leggenda di Partenope e della fondazione di Napoli. La leggenda dice che la sirena Partenope aveva scelto come dimora il bellissimo golfo di Napoli e da lì cantava con voce melodiosa e dolcissima. La gente allora per ringraziarla di questo meraviglioso canto le portò dei doni, sette doni per l’esattezza, come le sette meraviglie del mondo, ognuno dei quali aveva un significato: la farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, simbolo di riproduzione; il grano cotto nel latte, simbolo della fusione del regno animale e di quello vegetale; i fiori d’arancio, profumo della terra campana; le spezie, omaggio di tutti i popoli; lo zucchero per acclamare la dolcezza del canto della sirena. La sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli déi: questi riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima pastiera.
La pastiera è entrata poi nella tradizione cristiana diventando il dolce simbolo della Resurrezione e della Santa Pasqua. Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace di un monastero napoletano. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano un gran numero per le dimore patrizie e della ricca borghesia: quando i servitori andavano a ritirarle per conto dei loro padroni, dalla porta del convento che una monaca odorosa di millefiori apriva con circospezione, fuoriusciva una scia di profumo che s’insinuava nei vicoli intorno e, spandendosi nei bassi, dava consolazione alla povera gente per la quale quell’aroma paradisiaco era la testimonianza della presenza del Signore.
L’origine della Pastiera è antichissima probabilmente legata ai culti pagani per celebrare l’arrivo della primavera, il suo mito sembra rifarsi addirittura alla leggenda di Partenope e della fondazione di Napoli. La leggenda dice che la sirena Partenope aveva scelto come dimora il bellissimo golfo di Napoli e da lì cantava con voce melodiosa e dolcissima. La gente allora per ringraziarla di questo meraviglioso canto le portò dei doni, sette doni per l’esattezza, come le sette meraviglie del mondo, ognuno dei quali aveva un significato: la farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, simbolo di riproduzione; il grano cotto nel latte, simbolo della fusione del regno animale e di quello vegetale; i fiori d’arancio, profumo della terra campana; le spezie, omaggio di tutti i popoli; lo zucchero per acclamare la dolcezza del canto della sirena. La sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli déi: questi riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima pastiera.
La pastiera è entrata poi nella tradizione cristiana diventando il dolce simbolo della Resurrezione e della Santa Pasqua. Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace di un monastero napoletano. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano un gran numero per le dimore patrizie e della ricca borghesia: quando i servitori andavano a ritirarle per conto dei loro padroni, dalla porta del convento che una monaca odorosa di millefiori apriva con circospezione, fuoriusciva una scia di profumo che s’insinuava nei vicoli intorno e, spandendosi nei bassi, dava consolazione alla povera gente per la quale quell’aroma paradisiaco era la testimonianza della presenza del Signore.